Quand'ero
bambino, terminata da poco la guerra, era nostra tradizione andare nelle
serate d'inverno, dopo la cena, a "filò", ossia ritrovarsi
tutti in stalla.
Parenti, amici, ragazzi, piccoli, ci si riuniva in quel caldo ambiente,
illuminato dalle lampade ad acetilene alimentate a carburo che, a turno,
ogni famiglia portava.
I bambini giocavano, ascoltavano le storie di vita e di lavoro che gli
adulti raccontavano mentre svolgevano i loro lavori: le donne alla "rocca",
filavano la lana che altre con i "ferri" trasformavano in
guanti, calzettoni, maglie, ecc., gli uomini impagliavano le sedie con
la paglia raccolta nei fossati, facevano scope di saggina o intrecciavano
vimini con abili movimenti delle mani per costruire cesti o gerle.
Venivano inoltre fatte tutte le riparazioni degli attrezzi agricoli
utilizzati nel lavoro dei campi.
Le sensazioni che sono rimaste dentro di me, di quelle serate a "filò"
sono indimenticabili.
Oggi non si va più "a filò".
Io penso che sono stati perduti aspetti importanti della vita: il calore
umano, la solidarietà, l'aiuto reciproco e molti altri...
Oggi siamo tutti più soli.